Collegiata San Bartolomeo Apostolo in Busseto

La parrocchia di Busseto

Parrocchia di San Bartolomeo Apostolo

È la sola parrocchia di Busseto ed è sede di vicariato foraneo.

Estensione:

Kmq. 15

Popolazione:

4500

Patrono:

S. Bartolomeo Apostolo

Festa patronale: 

24 agosto

Feste di devozione: 

Apparizione della Madonna a Lourdes, 11 febbraio; Maria SS.ma Annunziata, 25 marzo (sagra tradizionale); S. Antonio da Padova, 13 giugno; S. Anna (nella cappella dell’Ospedale), 26 luglio; S. Francesco d’Assisi, 4 ottobre.

Comunità Religiose:

Associazione ID di Cristo Redentore, Missionari Identes, addetti alla chiesa di S. Maria degli Angeli e al convento di S. Francesco.

Edifici sacri:

  • Chiesa parrocchiale e collegiata in piazza Verdi, gotica con elementi del rinascimento all’esterno, ridotta internamente allo stile barocco (1436-1440).
  • Chiesa e convento dei Frati Minori Francescani in borgo della Pianellata, gotica con elementi del rinascimento (1472), monumento nazionale.
  • Chiesa di S. Maria Annunziata in piazza S. Maria, d’intonazione neoclassica (1804).
  • Chiesa della SS.ma Trinità, contigua alla collegiata, barocca (1766).
  • Chiesa di S. Ignazio di Loyola in via Roma, barocca (1682).
  • Oratorio di S. Anna al Cimitero urbano, barocco (1645).
  • Cappella del Cimitero urbano (1857).
  • Cappella dell’Ospedale civile (1957).
  • Cappella della “Madonna Rossa” al lato esterno del muro di cinta del convento dei Francescani in viale Pallavicino (1805).
  • Cappella della “Madonna del Bottegone”, a lato della provinciale per Polesine (sec. XIX).
  • Edicola mariana lungo la strada vicinale del Balsemano (sec. XIX).

Storia

L

a prima chiesa funzionante in Busseto sino al sec. XIV era quella di S. Niccolò, sottoposta, con altre del circondario, alla giurisdizione pievana di S. Andrea.

La maggiore importanza della parrocchia fu determinata da ragioni di prestigio, essendo Busseto divenuta la capitale del feudo pallaviciniano.
Già nel 1336 Uberto Pallavicino aveva disposto per l’erezione di fronte alla rocca di una chiesa meglio rispondente alle esigenze della cittadina, divenuta fiorente e popolata. I lavori di costruzione dell’edificio, che si volle dedicare all’apostolo S. Bartolomeo, furono condotti a termine nel 1340, come dimostra il particolare che la cerimonia di consacrazione del tempio si svolse il 17 settembre di quell’anno.

A reggere la chiesa fu designato un sacerdote con il titolo di rettore; il primo sarebbe stato certo Giovanni Glandoni, vivente nel 1360, cui sarebbe successo Michele Tenorili. Fu durante il rettorato di questi che il Pontefice Urbano V, accogliendo un’istanza di Uberto Pallavicino, concesse nel 1363 alla chiesa di S. Bartolomeo molte indulgenze.

Essendo poi rettore Niccolò Tuzzi, la chiesa ottenne altri privilegi, ma fu soltanto un secolo dopo la fondazione che essa assurse ad importanza per l’erezione in collegiata. A questo proposito Orlando Pallavicino il Magnifico presentava nel 1432 istanza al capitolo di Cremona – città da cui Busseto ecclesiasticamente dipendeva – perché fosse conferita alla chiesa di S. Bartolomeo la dignità prepositurale con un preposto, quattro canonici e due prebendari, impegnandosi a dotare i rispettivi benefici con la sola riserva del diritto di patronato; chiedeva inoltre che un certo numero di chiese del distretto venissero sottoposte a quella di Busseto, assumendosi l’obbligo di restaurarle e di dotare le più povere. Assente il vescovo di Cremona Venturino de’ Marni, convocato al Concilio di Basilea, la pratica fu esaminata dal capitolo cremonese che espresse parere favorevole.

La delibera venne ratificata dal vescovo quando fu di ritorno e la concessione definitivamente confermata da papa Eugenio IV il 9 luglio 1436. La bolla pontificia, oltre a sancire l’erezione in collegiata della rettoria di S. Bartolomeo, conferiva la primaria dignità al prevosto, che con i canonici ed i prebendari poteva tenere capitolo ed esercitare giurisdizione sopra quattro chiese aventi la dignità di prepositura e sopra ventidue chiese minori, tutte dipendenti dall’episcopio cremonese.

Le prime erano quelle di S. Andrea, pievana, di S. Cristoforo in Vidalenzo, di S. Maria del Bosco e S. Geminiano presso Busseto; le seconde, quelle di S. Giovanni Battista in Pieveottoville, di S. Giuliano, di S. Pietro in Corte, di S. Niccolò del Castelletto, dello Spirito Santo in Croce Santo Spirito, di S. Giovanni di Motaro, di S. Maria delle Spine presso S. Giuliano, di S. Leonardo dei Malumbri, di S. Maria Madre del Signore in Fogarole, di S. Giovanni Battista in Castelvetro, di S. Giorgio in Monticelli d’Ongina, di S. Agata in Santa Croce, dei Ss. Gervasio e Protasio in Zibello, di S. Gregorio in Spigarolo, di S. Giovanni Battista in Soarza, di S. Pietro Apostolo in Ragazzola, di S. Domenico nell’Isola dei Bozzardi, dei Ss. Vito e Modesto in Polesine, di S. Valeria in Olza, di S. Agata ed infine di S. Niccolò e della SS. Trinità in Busseto.

I quattro canonicati furono intitolati a S. Maria, a S. Niccolò, a S. Donnino ed a S. Andrea Ap. Divennero poi undici e le prebende dodici. Papa Eugenio IV indirizzò la bolla a Cristoforo di Noceto, arciprete della pieve di S. Martino in Olza, incaricandolo di comunicare l’approvazione alle persone ed agli enti interessati; ma questi tenne presso di sé l’atto senza assolvere il compito che gli era stato affidato, onde il ricorso del Pallavicino al Pontefice, che con altra bolla del 13 dicembre successivo ordinò a Cristoforo di Noceto di darvi esecuzione, conferendo in perpetua al prevosto di Busseto lo jus e l’autorità arcidiaconale sulle chiese incorporate e la facoltà di dettare riforme, punire secondo le canoniche costituzioni, giudicare in controversie beneficiarie e ritirare i sacri crismi dal vescovo prescelto.

Tale dignità fu conferita al rettore allora in carica, Niccolò Tuzzi, ed il giuspatronato al Magnifico Orlando ed ai suoi discendenti. Il 21 febbraio 1437 Orlando Pallavicino presentò solennemente in S. Bartolomeo i documenti con i quali si obbligava a dotare la prepositura, i quattro canonicati e le due prebende; e l’arciprete di S. Martino in Olza, quale commissario pontificio, ne dette esecuzione, concedendo al marchese di poter demolire la chiesa per ricostruire sulla stessa area un edificio sacro più ampio ed adeguato all’importanza del nuovo grado, nonché di istituire i vari benefici e provvedere al prevosto, ai canonici ed ai prebendari comode e decorose abitazioni.

Per la circostanza furono anche dettati gli statuti per la collegiata, raccolti in otto capitoli e ricevuti negli atti del notaio piacentino Bartolomeo Casali. Questa situazione fu oggetto, soltanto qualche decennio dopo, di un mutamento di una certa consistenza. Infatti, per l’erezione dell’insigne chiesa collegiata di S. Lorenzo M. in Monticelli d’Ongina – disposta dal feudatario mons. Carlo Pallavicino, vescovo di Lodi, ed approvata dal Pontefice Paolo II con bolla 6 febbraio 1470 – venivano sottratte alla chiesa di Busseto, per essere a quella sottoposte, le chiese situate entro i confini del cosiddetto feudo vecchio: di S. Giuliano, di S. Giovanni Battista in Castelvetro, dello Spirito Santo in Croce S. Spirito, di S. Maria Madre del Signore in Fogarole, di S. Valeria in Olza, di S. Pietro in Corte, di S. Niccolò del Castelletto, di S. Maria delle Spine presso S. Giuliano, di S. Giorgio in Monticelli stessa.

Successivamente, con l’erezione della diocesi di Borgo S. Donnino (1601), la collegiata di Busseto perdeva ogni diritto giurisdizionale sulle rimanenti chiese, pur conservando privilegi su talune di esse; nondimeno, la ristrutturazione della diocesi veniva a ridimensionare alquanto le antiche prerogative: la parrocchia di Busseto, pur conservando una posizione di preminenza sulle altre, dovette assoggettarsi alla dipendenza dal nuovo vescovado. Rimase tuttavia sede di vicariato foraneo con tutti i diritti annessi.