Interno della parrocchia di San Bartolomeo di Busseto

Insigne Collegiata di San Bartolomeo Apostolo

Storia della Collegiata

È

la chiesa parrocchiale della città.

La costruzione della chiesa fu iniziata nel 1339 per volere del Marchese Uberto Pallavicino, essendo giudicati i precedenti modesti templi esistenti non adeguati alla aumentata importanza della città. La consacrazione della nuova parrocchiale, dedicata appunto a San Bartolomeo, avvenne il 17 settembre 1340, facente parte della Diocesi di Cremona. La chiesa originale era probabilmente di dimensioni inferiori, più arretrata rispetto alla piazza antistante perché più corta, e venne ampliata un secolo più tardi, ottenendo la erezione della chiesa in Collegiata con Bolla papale del 9 luglio 1436.

Esterni della chiesa

La chiesa si sviluppa su una pianta a tre navate e dieci cappelle laterali, con ingresso ad ovest e presbiterio ad est. La facciata a salienti in laterizio è suddivisa da contrafforti in tre porzioni; al centro si apre il grande portale d’ingresso principale ad arco ribassato, inquadrato da una doppia cornice, composta da pregevoli formelle in cotto realizzate probabilmente dalla bottega di Jacopo de Stavolis verso la fine del XV secolo; quella più interna, caratterizzata dagli elaborati motivi in rilievo raffiguranti putti, foglie e tralci di vite, inquadra con un arco a tutto sesto le tracce di un antichissimo affresco raffigurante San Bartolomeo; quella più esterna è invece costituita da due alte lesene scanalate con piccoli capitelli compositi, a sostegno di una ricca trabeazione. Al di sopra è presente un ampio rosone, anch’esso caratterizzato dalla cornice in formelle di terracotta.

A coronamento corre una cornice ad archetti intrecciati, che prosegue anche lungo i fianchi e la zona absidale; in sommità si innalzano infine tre alti pinnacoli, ornati con elaborati rilievi in cotto. Ai lati dell’accesso principale si aprono simmetricamente i due ingressi secondari, sovrastati da finestre.

Sul contrafforte a destra del portale principale è murata una lapide marmorea del 1584, che commemora l’incontro tra l’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V d’Asburgo ed il Papa Paolo III Farnese avvenuto a Busseto dal 21 al 25 giugno 1543.

Interni della chiesa

Sul retro la zona absidale, a forma poligonale con contrafforti, è caratterizzata da un piccolo rosone nella porzione centrale e due alte monofore nelle laterali, tutti inquadrati da cornici in formelle di cotto.

All’interno le tre navate sono separate da arcate a tutto sesto, ornate da stucchi e sostenute da massicci pilastri polistili, su cui si impostano anche gli ampi archi a sesto acuto che suddividono le volte a vela della navata centrale.

Le superfici, caratterizzate dalle tinte molto tenui, sono decorate con numerosi ed elaborati stucchi dai tratti rococò, realizzati da Fortunato Rusca e Carlo Bossi fra il 1753 e il 1754.

Il primo pilastro a sinistra conserva tuttavia un affresco quattrocentesco, raffigurante una Madonna col Bambino, mentre su quello corrispondente di destra è ancora presente un antico dipinto rappresentante il Redentore.
Ogni pilastro è inoltre ornato con placche porta cero rococò, fuse intorno al 1767, forse ad opera di Antonio Pallavicini. Le navate laterali conservano sei confessionali, realizzati nel 1795 da Giacomo Rossi.

Il presbiterio e la zona absidale, ancora pressoché intatti nei caratteri gotici quattrocenteschi, sono coperti da volte rispettivamente a crociera e ad ombrello, con costoloni in laterizio; gli affreschi delle pareti e dei soffitti, raffiguranti la Passione di Cristo, furono eseguiti nel 1942 dal pittore Giuseppe Moroni, che realizzò anche le vetrate del piccolo rosone e delle due monofore dell’abside.

Gli stalli del coro, allargato nel corso del XVII secolo, furono intagliati in stile neoclassico da Francesco Galli verso il 1805. La parete di fondo dell’abside ospita un grande dipinto rappresentante San Bartolomeo portato dagli angeli in gloria, opera del cremonese Francesco Boccaccino (1680/1750).

Nei due lati del presbiterio ad una conveniente altezza dal piano erano erette un tempo le cantorie, una per uso dei cantori o dell’orchestra, l’altra per l’organo, opera dei fratelli Serassi del 1838. Nel XX secolo le cantorie furono distrutte e l’organo spostato al centro del coro ligneo dietro l’altare maggiore.

Successivamente, a seguito delle modifiche liturgiche introdotte dal Concilio Vaticano II, nel 1979 l’organo restaurato e ampliato fu sistemato nella quinta cappella di sinistra.

Il coro nell’abside forma un vasto semicerchio girato da stalli in legno di buona fattura, forse ingrandito nel XVII secolo per ospitare tutti i canonici; nell’occasione l’altare maggiore fu trasportato in avanti verso la balaustra.

L’altare maggiore rococò in legno fu riccamente decorato con figure e intagli in finto bronzo dorato da Giovanni Battista Febbrari nel XVIII secolo.

Cappelle laterali

Lato destro

1a cappella a destra

La prima cappella a partire dall’ingresso, oggi dedicata a Maria Assunta ma in origine intitolata a Sant’Antonio Abate, ospita un altare in marmo policromo risalente al XIX secolo, con al centro una tela raffigurante Maria Assunta, di Giovanni Evangelista Draghi (1704); sulle pareti sono inoltre appese due tele rappresentanti:

  • a sinistra, Gesù Bambino e i santi Francesco e Chiara, opera di Camillo Procaccini nel primo decennio del XVIII secolo;
  • a destra, Gesù Bambino coi santi Bernardino da Siena, Antonio da Padova e Francesco di Paola, eseguita da Clemente Ruta fra il 1734 e il 1741.

La seconda cappella, oggi dedicata a san Giuseppe ma in origine intitolata ai santi Cosma e Damiano, ospita un altare in stucco rococò con statua in cartapesta, raffigurante San Giuseppe col Bambino; sulle pareti sono inoltre appese due tele rappresentanti rispettivamente l’Immacolata fra i santi Paolo, Pietro, Francesco e Chiara, dipinta da Andrea Mainardi detto il Chiaveghino nel 1589, e la Madonna col Bambino e i santi Geminiano e Francesco, realizzata da Francesco Superti nel 1599, proveniente quest’ultima dall’antica chiesa di san Giminiano, ora soppressa.

3a cappella a destra

La terza cappella, oggi dedicata alla Madonna di Lourdes ma in origine intitolata a san Bernardo, ospita nella zona absidale una riproduzione della grotta di Lourdes, realizzata negli anni ’30 del XX secolo in occasione del rifacimento della pavimentazione in marmo della collegiata; le pareti sono inoltre decorate con stucchi risalenti al 1760 ed affreschi ovali raffiguranti San Giacomo minore e San Bernardo, dipinti probabilmente dal pittore bussetano Pietro Balestra verso la fine del XVIII secolo. In una nicchia, su una parete, vi è una pregevole Madonna del parto, in terracotta, del XVI secolo.

La quarta cappella, dedicata alla Beata Vergine del Rosario, è coperta da una cupola a base ottagonale interamente affrescata con l’Incoronazione della Vergine, opera del 1704 di Giovanni Evangelista Draghi, che dipinse anche le pareti con immagini di santi, successivamente ricoperte con altri affreschi da Giovanni Motta prima del 1819; l’altare marmoreo è sovrastato da un’ampia ancona neoclassica in stucco con statue, realizzata probabilmente da Antonio Rusca verso il 1819 e ornata lateralmente con quindici tondi raffiguranti i Misteri del Rosario, eseguiti da Vincenzo Campi fra il 1576 e il 1581; la pala ospita al suo interno la statua della Madonna del Rosario, opera di Angelo Gabriello Piò degli inizi del XVIII secolo.
Sulla parete destra è appesa una grande tela rappresentante Sant’Ignazio di Loyola, dipinta dello stesso Draghi, proveniente dalla locale chiesa dedicata al Santo.
Al centro della cappella il fonte battesimale in marmo pregiato, che sino al 1980 si trovava nella vicina chiesa della Ss. Trinità. Sull’altare è collocata la teca contenente le reliquie del Beato Orlando De’ Medici († 13 sett. 1386), eremita che visse in spirito di penitenza nei boschi vicino Salsomaggiore, conversando soltanto con Dio.

4a cappella a destra
5a cappella a destra

La quinta cappella, sulla destra del presbiterio, oggi dedicata al Sacro Cuore ma in origine intitolata al Santissimo Sacramento, ospita un altare intagliato risalente al XVIII secolo, ornato con pala, con paliotto in scagliola, realizzato probabilmente dalla bottega di Lodovico Leoni, e, ai lati, con due statue raffiguranti la Fede e la Speranza; alla parete una grande tela rappresentante San Isidoro Agricola, dipinta da Giorgio Scherer nel XIX secolo.
Chiude l’ambiente una balaustra in marmo decorata con ferro battuto e bronzo dorato.

Lato sinistro

La prima cappella a partire dall’ingresso, dedicata al Crocifisso, risale al 1642, ma fu restaurata nel 1846; ospita un altare barocco in legno dorato e scolpito, donato dai marchesi Pallavicino, con paliotto in scagliola realizzato probabilmente da Lodovico Leoni; al di sopra è collocato un crocifisso ligneo di origine quattrocentesca; su una parete è appesa una tela raffigurante San Biagio, opera di Giuseppe Bravi del 1885.

1a cappella a sinistra

La seconda cappella, in origine intitolata alla Beata Vergine Assunta, è dedicata a Sant’Antonio Abate, la cui statua fu qui trasferita dall’antica chiesa dedicata al Santo, abbattuta nel 1665 per far posto al nuovo collegio dei Gesuiti ed alla nuova chiesa di Sant’Ignazio di Loyola.
A destra è posta una statua in cartapesta di San Luigi Gonzaga, chierico dei Gesuiti, della fine del XVIII secolo e inizio XIX.

La terza cappella, oggi dedicata ai caduti della Grande Guerra ma in origine intitolata ai santi Antonio da Padova e Bernardino da Siena, è ricoperta interamente da affreschi neogotici, raffiguranti San Giorgio e San Sebastiano sulle pareti laterali e gruppi di angeli e personaggi su quelle poligonali di fondo; gli affreschi furono realizzati nel 1926 da Giuseppe Moroni, autore anche delle vetrate delle due monofore laterali, rappresentanti rispettivamente San Vigilio (patrono di Trento) e San Giusto (patrono di Trieste); la cappella ospita sull’altare centrale un monumento in marmo di Carrara rappresentante Gesù presso un soldato accasciato ai suoi piedi, opera di Luigi Secchi nel 1925.
La cappella espone di norma, in teche di vetro, tre dei pezzi più importanti del tesoro della chiesa: la Croce processionale in argento dei Fratelli De Gonzate del 1524, il Reliquario di San Biagio pure in argento del 1540 e la Pace in avorio del XV secolo, descritti più avanti tra gli oggetti del Tesoro.
Tra questa cappella e la successiva è collocata una tela rappresentante Santa Cecilia, attribuita alla scuola di Giulio Romano (1540 ca.). La scalinata davanti alla cappella successiva ospita infatti normalmente il Coro che accompagna le funzioni liturgiche, intitolato alla Santa, patrona dei musicisti.

3a cappella a sinistra
4a cappella a sinistra

La quarta cappella, oggi dedicata alla Beata Vergine della Concezione ma in origine intitolata a san Girolamo, è decorata sulle pareti con notevoli affreschi raffiguranti sette Padri e Dottori della Chiesa (Sant’Anselmo, San Cirillo, Sant’Ambrogio, San Girolamo, Sant’Agostino, Sant’Ilario, e altro santo ignoto); i dipinti, realizzati da Michelangelo Anselmi fra il 1538 e il 1539, furono tagliati durante la parziale demolizione e ricostruzione della cappella nel XVIII secolo; nel 1865 la parte superiore delle pareti e la cupola su base ottagonale furono ornate con affreschi dal pittore Giovanni Gaibazzi, che rappresentò, fra cornici dipinte da Giovanni Bavisi, al centro della volta l’Allegoria della Chiesa e sui lati quattro gruppi di Virtù cristiane (Fede, Speranza e Carità, Giustizia, Temperanza e Fortezza) ed altrettante eroine bibliche (Debora, Esther, Giuditta, Jaele); la cappella ospita infine un altare con grande ancona in scagliola dipinta, al cui centro è collocata una statua lignea raffigurante la Vergine Immacolata, opera di Angelo Gabriello Piò agli inizi del XVIII secolo.

La quinta cappella, sulla sinistra del presbiterio, originariamente intitolata a san Donnino e successivamente alle sante Reliquie, ospitava anticamente un maestoso reliquiario barocco, ora custodito nell’adiacente Oratorio della Santissima Trinità, mentre oggi è occupata dal 1979 dal grande organo realizzato dai fratelli Serassi nel 1838, originariamente ospitato nella cantorìa di sinistra, poi distrutta, e successivamente dietro l’altare maggiore.

5a cappella a sinistra con organo

Sagrestia

La sagrestia è coperta da un soffitto decorato con motivi a coppie di mensoloni in stucco in stile barocco, risalenti alla fine del XVII secolo. L’ambiente ospita un pregevole altare coevo, sovrastato da ciborio intagliato e pala raffigurante San Pietro d’Alcantara che confessa Santa Teresa, dipinta da Luca Giordano nella stessa epoca. Arricchiscono la sala alcuni credenzoni ed un armadio a muro in stile barocco, oltre alle tele raffiguranti la Sacra Famiglia con San Cristoforo, realizzata da Francesco Lucchi nel 1614, la Cena in Emmaus, copia antica di un’opera di Antonio Campi, la Processione di San Rocco, dipinta da pittore ignoto di scuola cremonese nella prima metà del XVII secolo, Santa Margherita da Cortona e l’Annunciazione, eseguite da Pietro Balestra verso la fine del XVII secolo. La sagrestia ospita la parte principale del ricco Tesoro della Collegiata, che raccoglie pezzi provenienti anche dalle altre chiese di Busseto.

Il Tesoro della Collegiata, ospitato in parte nella sagrestia, è costituito da numerosi paramenti sacri, argenterie, libri miniati ed altri oggetti preziosi, tra cui:

  • una pace in avorio intagliato e legno intarsiato, realizzata probabilmente dalla bottega degli Embriachi agli inizi del XV secolo; le varie porzioni del trittico raffigurano rispettivamente Gesù Cristo, la Madonna e S. Giovanni, mentre i due sportellini rappresentano S. Paolo e S. Bartolomeo;
  • una croce astile in argento sbalzato e cesellato, creata dai fratelli Jacopo Filippo e Damiano Da Gonzate nel 1524; alta oltre 1m, è decorata con dorature, smalti e figure eseguite a fusione, raffiguranti al centro Cristo fra putti ed arabeschi, alla base la Madonna e S. Giovanni, alle estremità laterali gli Evangelisti, S. Antonio Abate, S. Maria Maddalena, S. Francesco ed altri santi, alle altre estremità gli Apostoli ed infine sul retro san Bartolomeo e altri santi;
  • una croce processionale in argento, con figure a bassorilievo, della fine del XV secolo;
  • un reliquiario di san Biagio in argento sbalzato e cesellato e rame dorato, realizzato in forma di braccio da Altobello de’ Cambi nel 1540;
  • un piatto da parata in argento sbalzato, cesellato e dorato, creato da J. Mittnacht fra il 1675 e il 1677; numerosi altri pezzi in argento cesellato, realizzati dai fratelli Froni nel 1783, da Angelo Filiberti nel 1785 e da Luca Finelli nel 1794; otto corali miniati da Zeno Pegorari nel XVI secolo;
  • preziosi piviali antichi, tra cui quello indossato da Papa Paolo III in occasione della sua visita a Busseto nel 1543.